Nell’ultimo decennio si è assistito ad una progressiva e sempre più aggressiva invasione dell’immaginario nel quale bambine e ragazzine sono immerse da parte di prodotti omologati e monocorde. L’invasione del rosa, meglio se glitter, come colore dominante, è spesso associata alla presenza di personaggi seducenti e ammiccanti, che rimandano a un mondo “altro” nel quale dominano bellezza, eleganza, serenità, riconoscibilità; un mondo nel quale ogni elemento di rottura può, e deve, essere riportato all’ordine, anche tramite la magia.
Genitori, educatori, sociologi e adulti di ogni sorta lamentano l’omologazione immaginativa proposta da tanti prodotti per l’infanzia e l’adolescenza, ma si limitano a criticare una situazione data, purtroppo, per scontata e considerata irreversibile. Non si accorgono quasi, ma spesso è più facile volgere lo sguardo o chiudere gli occhi piuttosto che soffermarsi a guardare, che accanto alle tanto criticate – ma altrettanto amate e coccolate – Hallo Kitty, Pixie e Winx, ci sono altri modelli, più complessi e intriganti, con i quali le bambine, e non solo, possono confrontarsi. L’infanzia, infatti, si approccia alla realtà – e all’immaginario – in maniera onnivora: si nutre e cresce attraverso la contaminazione, l’accostamento incongruo di elementi, di icone e modelli inconsueti, creando ibridazioni nuove e giustapposizioni talvolta sconcertanti.
Oggi più che mai l’infanzia ha la possibilità di accedere a una pluralità di metafore e modelli narrativi che rendono sempre più complesso il loro immaginario. Una possibilità, però, che si concretizza solo se noi adulti, genitori, educatori o figure di riferimento, siamo in grado di diversificare le proposte narrative; solo allora ci accorgeremo di come l’infanzia sia in grado di destreggiarsi con grande, a tratti sconcertante, agilità nei meandri della complessità rielaborando in maniera assolutamente originale i materiali che ha a disposizione procedendo a accostamenti incogrui, creando giustapposizioni, ibridazioni, ecc.
Nell’incrocio tra il libro e gli altri media, nell’intersezione tra oralità, scrittura e multimedialità si trova vivo e palpitante l’immaginario bambino. Ed è lì che occorre soffermarsi ed è lì che, al di là di ogni desiderio di semplificare e appiattire, occorre, al contrario, contaminare e complicare suscitando curiosità e prospettando percorsi immaginativi insoliti, non alternativi, ma complementari a quelli ricorrenti.
Il video Lo sguardo di Chamsous Sabah. Bambine nell’immaginario racconta, attraverso un montaggio originale di immagini tratte dalle proposte più suggestive dell’editoria per l’infanzia, del cinema d’animazione e dei videogame, storie di bambine che travalicano dallo schema dell’omologazione: bambine esuberanti e un po’ saccenti come la Principessa Chamsous Sabah (Azur e Asmar - Michel Ocelot), bizzarre come la sirenetta Ponyo (Ponyo sulla scogliera di Hayao Miyazaki) o poetiche e visionarie come Mei e sua sorella Satsuki (Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki); oppure bambine avventurose come la principessa Caterina (Una principessa piccola così, ma … di Masini - Monaco) o scomposte come quelle di Anna Laura Cantone e pensose come alcune di quelle presenti nella galleria di Beatrice Alemagna.
Queste, ed altre protagoniste dialogano tra loro in maniera strana e inusuale attraverso uno strumento mediatico, il video, che permette di rendere subito chiara la forza dirompente della quale molte bambine contemporanee, “vere” o disegnate, continuano ad essere portatrici.
Il video è appositamente pensato per i bambini, ma contiene più piani di lettura e spunti per riflessioni critiche che vanno ad integrare il progetto di ricerca “I media narranti: un approccio pedagogico”.